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Il sapere al centro di una strategia di sviluppo locale? Le competenze come leva di sviluppo? Il Made in Italy del particolare, della Biodiversità e dellesfumature richiede saperi oltre la narrazione

L'appuntamento del 16 dicembre è stato dedicato al tema dell’innovazione sociale e della necessaria connessione tra tessuto produttivo, istituzioni, mondo della ricerca e società civile.

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L’appuntamento del 16 dicembre è stato dedicato al tema dell’innovazione sociale e della necessaria connessione tra tessuto produttivo, istituzioni, mondo della ricerca e società civile.
Questo appuntamento – aspetto che è emerso con forza e come elemento centrale nel seminario/laboratorio – nasce da una sinergia, da una cooperazione e da un percorso di confronto, studio e proposte tra il territorio ed il sistema di saperi territoriale; una relazione che vede come asse centrale e cardine il rapporto con l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.
Tale iter, anche grazie alla mission ed all’impegno del GAL Terre di Argil (altro elemento che è emerso da molteplici relazioni ed interventi che hanno segnato il seminario e l’intera giornata), sta coinvolgendo una pluralità di soggetti e di realtà (istituzioni, imprenditori agricoli, reti di impresa, associazioni di categoria, soggetti della società civile e singoli individui)
In questo periodo sono stati decine i momenti di confronto, analisi e studio attraverso cui abbiamo cercato di immaginare, praticare e costruire esperienze e traiettorie volte all’innovazione sociale nella dimensione rurale.
Quanto sin qui elaborato diviene un patrimonio particolarmente interessante che abbisogna di “stabilizzazione, formalizzazione e coordinamento”; un’eccedenza fluida di enormi potenzialità, energie e competenze che speriamo possa trovare piena espressione e continuità.
Un valore aggiunto che diviene quantomai attuale ed importante all’alba del nuovo periodo di programmazione europea. Ciò diviene quantomai vero nella dimensione rurale e le politiche ad esso collegate.
La centralità e l’importanza del capitale umano, delle competenze e dell’innovazione sociale divengono architrave fondante riconosciuta da Bruxelles che nel settembre 2020, definendo strategicamente centrale AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation Systems), ha delineato l’importanza dei saperi nell’architettura della nuova programmazione europea.
Un patrimonio di informazioni, bisogni e volontà ed un sistema di saperi e conoscenze che già ad oggi presenta alcune delle caratteristiche alla base di quel Agricultural Knowledge and Innovation Systems ritenuto strategico per Bruxelles, e la cui piena realizzazione ed espressione di ciascuno dei suoi ambiti ed elementi costituenti – soprattutto l’organizzazione del sistema e la connessione e l’interazione tra i vari nodi dello stesso rappresenta esigenza e condizione indispensabile del nostro territorio e delle nostre agricolture.

Ma un ecosistema della conoscenza trova fisiologicamente il proprio architrave e dinamo principale in quel mondo della ricerca di cui l’università è il “primo violino”.
Mondo della ricerca la cui centralità ed il cui valore strategico sono elementi imprescindibili sia per rispondere alle sempre più segmentate, complesse e “futuriste” richieste del mondo imprenditoriale, sia per dare soluzioni a quelle sfide ambientali, sociali ed occupazionali che il nostro territorio deve vincere.
Un percorso ed un’attenzione al territorio – come sottolineato dagli interventi e dalle interviste del 16 dicembre; contributi che potete approfondire e visionare sul sito dell’Associazione OR.T.I.C.A.-, alle sue forme di vita e di produzione che ha segnato marcatamente l’operato dell’università cassinate.
Una centralità riconosciuta all’agrifood ed ai processi e percorsi di sviluppo locale che è stata estremamente importante e rilevante poiché espressa non in termini formali e/o con una partecipazione “competente ma distaccata” (che spesso caratterizza l’operato degli atenei; non per scelta ma per “peso e per etichetta istituzionale”), ma attraverso la passione, l’impegno e la presenza di professori ed accademici dell’ateneo cassinate. Docenti e ricercatori che con costanza, piglio critico e, chiaramente competenze e conoscenze indispensabili (non solo come emerso il 16, ma con un percorso ed una sinergia costante, emersa con forza durante i vari appuntamenti ed eventi costruiti dalle varie realtà che stanno investendo con forza sul processo di innovazione sociale avviato e praticato sul GAL Terre di Argil) hanno rappresentato il necessario stimolo e supporto ad una dinamica di crescita della “dimensione rurale”.
Momenti e percorsi che pongono giustamente il polo universitario Cassinate come interlocutore indispensabile per la piena realizzazione di un Agricultural Knowledge and Innovation Systems del basso Lazio. Un web rurale, una rete in cui la connessione e la sinergia tra differenti nodi, nonché la tensione e l’attenzione al confronto, alla relazione e alla cooperazione con best practice, altre realtà ed altri territori non sia episodica ma, addirittura, ne sia elemento costituente sin da principio. In quella ramificazione ed interconnessione di sapere e di competenze, di flussi e di relazioni, di confronto e di pluralità che sono fattori indispensabili per qualitativamente e in termini di competitività la dimensione rurale.
Questi sono gli elementi e le considerazioni emerse con forza dai vari partecipanti al laboratorio del 16 dicembre; valutazioni danno risalto e pongono l’Università di Cassino il naturale e fisiologico primo interlocutore di questo percorso. Un percorso che – coniugando esigenze del mondo imprenditoriale, necessità dei processi di sviluppo locale, ma anche tensioni e volontà del tessuto sociale – ha come proprio obiettivo la costruzione e la strutturazione di un network di saperi e competenze focalizzato sull’agrifood, sulle agricolture e sul local development.
L’Università può assumere il ruolo pivot e playmaker nella crescita sistemica di un territorio, della sua competitività e della sua qualità della vita; soggetto in grado di rispondere alle sfide di innovazione – sia sociale che tecnologica del comparto produttivo primario; ed allo stesso tempo un corpo vivo di studenti e docenti in cui più settori di ricerca formino professionalità e competenze in grado di rispondere ai bisogni e necessità non solo del comparto agroalimentare ma di tutta quella galassia di servizi, attività produttive, società civile e “istanze del paesaggio, dell’heritage e del sostrato culturale”.
Che sia naturale e riconosciuto punto di riferimento scientifico in grado di garantire “attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale e di trasformazione produttiva delle conoscenze, attraverso processi di interazione diretta dell’Università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio, affinché la conoscenza diventi strumentale per l’ottenimento di benefici di natura sociale, culturale ed economica.”

Di attività produttive e di un tessuto economico e sociale che punti alle produzioni enogastronomiche di qualità, alla sicurezza del consumatore, alla connessione tra economia materiale e immateriale; un soggetto che sia anche riferimento fisico e pratico; presente in modo continuativo ed immediatamente riconoscibile; una realtà che non solo risponda ad esigenze e necessità del comparto produttivo e del territorio – pertanto in grado di fornire professionalità e consulenze qualificate in differenti ambiti e su differenti fronte – ma che sia il naturale punto di riferimento scientifico e una dinamo costituente ed attiva in quel percorso plurale che vede l’innovazione sociale come strumento e come obiettivo per far crescere economia e qualità della vita.
In questo processo è cruciale rileggere non solo il ruolo ed il rapporto con la governance dei soggetti di rappresentanza già consolidati ma anche riconoscerne ed incentivare nuove soggettività in grado di essere veri link di connessione ed efficaci motori del e per il territorio.
La definizione di cabine di regia e di momenti di costruzione (allargati ma non dispersivi, oceanici e con scarso senso) diviene uno dei cardini da strutturare e su cui/attraverso definire e praticare la nuova programmazione. La costruzione di processi e meccanismi di interpretazione/confronto/dissemination su scala territoriale e la loro armonizzazione nel percorso regionale ed in fase di lobbying in sede nazionale ed europea.

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Re.La.Te
Re.La.Te
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