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La necessaria sfida verso l’innovazione sociale

Il convegno dello scorso 28 marzo è stato l'ultimo appuntamento tra quelli previsti in calendario dal progetto di informazione "Scoprendo Argil, tra strade e sentieri". Un progetto, quello promosso dall'Associazione OR.T.I.C.A. che continuerà non solo con quanto già previsto - dalla segnaletica, all'info point. dagli audio book a strumenti web volti a promuovere e conoscere/far conoscere le pieghe, le sfumature, i vicoli e le eccellenze che caratterizzano la nostra ruralità - ma che sarà strumento per promuovere e realizzare altri momenti laboratoriali come i 7 già realizzati.

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Il convegno dello scorso 28 marzo è stato l’ultimo appuntamento tra quelli previsti in calendario dal progetto di informazione “Scoprendo Argil, tra strade e sentieri”. Un progetto, quello promosso dall’Associazione OR.T.I.C.A. che continuerà non solo con quanto già previsto – dalla segnaletica, all’info point. dagli audio book a strumenti web volti a promuovere e conoscere/far conoscere le pieghe, le sfumature, i vicoli e le eccellenze che caratterizzano la nostra ruralità – ma che sarà strumento per promuovere e realizzare altri momenti laboratoriali come i 7 già realizzati.
La volontà e la necessità di dare continuità al percorso avviato trova matrice, sponda e forza nell’enorme portato e nel valore – in termini di analisi, di condivisione, di dissemination, di pratiche e di processi – che hanno espresso tutti i momenti convegnistico-seminariali realizzati.
Un valore, un patrimonio, una prassi di cui potete trovare dettagli ed approfondimenti, relazioni, interviste, video report e altro sul sito della nostra Associazione.
A partire dall’interessante giornata del 28 marzo, che grazie ai molteplici contributi ed interventi, tra cui meritano menzione il contributo e le suggestioni proposte dal relatore della giornata, il Dottor Ernesto Migliori, ha rappresentato il giusto punto di sintesi, elaborazione e proposta progettuale per il percorso in fieri.
Partendo dall’indissolubile connubio tra paesaggio e sviluppo rurale. Un connubio – come emerso chiaramente e come unanimemente condiviso nel laboratorio del 28 marzo – che non va interpretato in termini cristallizzati, ma come dialettica e processo costituente.
Un processo che necessita, abbisogna e vive del contributo, del protagonismo delle dinamiche di condivisione e cooperazione dei soggetti, degli attori (economici, sociali, istituzionali) che quotidianamente colorano e disegnano il paesaggio rurale. Definendo contestualmente le traiettorie, gli utensili, le energie alla base delle strategie di sviluppo rurale.
Il paesaggio rurale è una dimensione viva e fluida che trova forma e sostanza grazie ed attraverso la partecipazione del tessuto socio-economico del territorio. Partendo da un fattore ed un vettore indispensabile: il capitale umano.
E questo è il dato di estremo valore che la giornata del 28 lascia come bagaglio e come eredità al processo ed al percorso di sviluppo rurale del GAL Terre di Argil.
La percezione, la valorizzazione, il pieno ruolo del paesaggio rurale – cornice, tela e riferimento per le pennellate dipinte dai processi, dai percorsi di sviluppo rurale – richiedono, abbisognano indispensabilmente di un colore primario: le competenze, il fattore umano.

Il paesaggio rurale non è mai una fotografia statica, e un processo in evoluzione che vive e cresce attraverso e grazie alla variabile antropica. Ai saperi, alla cultura, all’accumulazione ed alla condivisione di buone pratiche.
Per scoprire i sentieri, le strade, le pieghe, le unicità del territorio del GAL Terre di Argil è indispensabile avere guide, informazioni, un sistema di conoscenze in grado di far percepire, di esprimere le potenzialità, le sfumature del territorio.
E’ per questo che il percorso praticato e promosso da OR.T.I.C.A., di cui voi siete stati – e speriamo sarete – fondamentali ed indispensabili attori rappresenta solo un segmento, un livello, una parte della strategia di sviluppo rurale promossa dal GAL Terre di Argil che punta con forza all’innovazione sociale.
Un percorso cui stanno contribuendo molteplici e differenti attori e che sta vivendo di momenti, di dinamiche di relazione, di fasi ed accadimenti costituenti e laboratoriali estremamente importanti sia in fase di individuazione degli step futuri per lo sviluppo della processo di crescita del territorio rurale, sia, soprattutto, di organizzazione, condivisione e costruzione di un senso comune degli attori, voi, che siete il corpo vivo del processo.
La distruzione del tessuto sociale nelle aree rurali non ha generato effetti tangibili immediati; la progressiva riduzione dei servizi locali alla popolazione rurale è stata compensata (almeno in linea teorica, laddove era possibile) dalla maggiore fruibilità di quelli erogati nei centri urbani, che sono divenuti più raggiungibili, grazie ai miglioramenti della mobilità (es. investimenti nelle infrastrutture viarie e investimenti privati nei mezzi di trasporto).
Anche sfruttando le nuove tecnologie di comunicazione digitale, alle comunità rurali verrà consentita solo la possibilità di fruizione dei servizi, mentre la generazione degli stessi e, di conseguenza, le opportunità lavorative extra-agricole, resteranno sempre più concentrate nelle aree urbane.
Ad ogni modo, l’effetto dello “sfibramento” del tessuto sociale, si è iniziato ad avvertire in primo luogo in materia ambientale, quando ci si è resi conto che l’agricoltura declinata in senso strettamente produttivistico aveva determinato uno sfruttamento progressivo dei territori, causando danni irreversibili all’ecosistema e al paesaggio.
Tale consapevolezza ha richiesto significativi interventi di politica agricola, in una chiave più ambientalista.
Il senso civico e di identità territoriale, che imponevano alle popolazioni rurali di tutelare l’ambiente in cui vivevano, in quanto era la risorsa principale da cui dipendeva il sostentamento delle future generazioni, è venuto a mancare a seguito dello spopolamento, e si è tentato di correre al riparo, introducendo meccanismi di pagamenti compensativi, volti a incentivare buone pratiche mirate alla conservazione di alcune risorse naturali, di volta in volta identificate.
Il perseguimento dell’approccio dell’innovazione sociale apre scenari molto interessanti, in quanto consente di concettualizzare degli schemi di collaborazione tra soggetti molto eterogenei tra loro, con una chiara distinzione di ruoli e di responsabilità.
In particolare, le iniziative rivolte al miglioramento del benessere sociale necessitano inevitabilmente di un flusso finanziario di natura mista, derivante da un mix di ricavi da vendite di beni e servizi sul mercato privato, sostegno pubblico e donazioni.

I tempi sono maturi per un “salto di qualità” dell’agricoltura che, oltre a produrre beni di consumo e a fornire servizi agro-ambientali, può essere in grado di erogare servizi sociali.
In tale prospettiva, il ripopolamento delle aree rurale potrebbe prefigurarsi come il processo naturale di avvicinamento della società civile ai luoghi di generazione e di fruizione di servizi sociali innovativi.
Ma per fare ciò è necessario una crescita ed una diffusione del “sapere diffuso”; un protagonismo ed un investimento sistemico e trasversale sul capitale umano.

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Re.La.Te
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